Al signor Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
c/o Palazzo del Quirinale
00187 – Roma
Caro presidente al giorno d’oggi purtroppo le parole “In nome del Popolo italiano” che trovate nelle sentenze emesse da vostri giudici della Repubblica sono diventate una barzelletta specialmente nel mio caso. Dovrebbero sostituirle infatti con “In nome della ’Ndrangheta” visto che sono stato condannato e umiliato di fronte a un tribunale della Repubblica italiana per aver semplicemente detto la verità. Si eggregio presidente ho osato parlare dei pericolosi legami della Massoneria deviata calabrese in un mio libro dal titolo Le Confessioni di un Illuminato vol.1.
Per questo motivo il 5 giugno del 2019 sono stato condannato dal Tribunale di Monza e dalla giudice dott. Elena Sechi dopo un processo farsa durato 7 anni. Un processo in cui di fronte ai miei occhi i due querelanti il Gran Maestro Nicola Tucci, e il suo ex Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antonio Mucciardi (legato a suo volta alla Camorra), ridevano e scherzavano con il giudice Sechi ( un giudice ovviamente corrotto), che a sua volta si rifiutava di analizzare durante le udienze le prove in mio possesso. E oltretutto mi derideva prima della mia testimonianza di fronte ai querelanti, descrivendomi come fossi un pericoloso criminale (ricordo che non avevo carichi pendenti visto che sono stato candidato al parlamento italiano nel 2013 e sono uno scrittore e un giornalista non un bandito). Ecco un breve estratto dalla condanna in questione per farvi capire il livello di ingiustizia e soppruso che ho dovuto subire dal vostro Stato italiano che ha agito per conto dell’organizzazione criminale più pericolosa al mondo e non ”In nome del Popolo italiano” caro Presidente:
«del delitto p. e p. dall’art. 595 commi 1,2,3 art. 13 legge n.47/48 perchè, quale autore del romanzo dal titolo “Le Confessioni di un illuminato- tutta la verità sugli illuminati e il nuovo ordine mondiale – vol.I ”, nel narrare i suoi rapporti con “l’obbedienza massonica delal filiazione piazza del Gesù”, capeggiata quale “Gran Maestro” da TUCCI Nicola, definendola una pericolosa ramificazione della Frammassoneria calabrese legata a frange deviate del Vaticano, del Ministero della Difesa, della Guardia di Finanza”, esponeva che il predetto gruppo….»
La giudice Elena Sechi scrive inoltre nella condanna che «un mera lettura è di per sè sufficiente ad acclarare il contenuto oggettivamente diffamatorio del passaggio.»
Presidente ma si rende conto in che Paese vivono i suoi italiani ? E adesso ricapitoliamo tutti i punti salienti della mia storia per mostrarle la gravità inaudita di questa faccenda che rischia di essere una macchia indelebile per il sistema giudiziario del suo Paese. Nel 2013 durante la mia campagna elettorale per il Grande Sud vengo denunciato dai signori Nicola Tucci e Antonio Mucciardi che riescono tramite i loro legami nel perugino a far aprire in poco tempo un improbabile causa contro la mia persona per diffamazione.
Perchè viene scelta Perugia? La risposta ci viene data nel mese di Dicembre del 2019 in un articolo del quotidiano romano Il Messaggero su una recente inchiesta condotta dalla sua Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e il giudice per le indagini preliminari Giovanna Sergi (ovviamente qualche gudice onesto ancora esiste ma ormai sono sempre meno vista la corruzione…) :
Le centinaia di pagine della maxi inchiesta che squarcia il velo sulla presenza della ‘Ndrangheta a Perugia raccontano di «mille riferimenti» nel tempo intercorsi tra personaggi considerati di riferimento della «società di ndrangheta di Siderno, al cui interno opera criminalmente la cosca “Commisso” di Siderno» e il mondo perugino e umbro della massoneria.
Quando vengo convocato per la prima volta dal Tribunale di Perugia nell’ottobre 2016 io so già tutto quello che sta venendo fuori solo ora, e faccio scrivere un articolo per la stampa locale dal giornalista investigativo Umberto Maiorca. Un articolo dove non solo denuncio pubblicamente quello che mi sta accadendo, ma dove invito l’allora presidente della Commissione Antimafia, la stimatissima Rosy Bindi a indagare sui fatti e adesso per qualche misterioso motivo l’articolo in questione non è più reperibile:
Con l’avvocato Claudio Monticelli dimostriamo in quell’occasione al Gup e i Pm dell’inchiesta di Perugia di fronte al querelante Nicola Tucci, che si presenta all’udienza sorridente e già sicuro della mia condanna, l’improcedibilità del giudizio per intervenuta incompetenza territoriale. La prima edizione del libro per la Uno Editori non era stata stampata infatti nei pressi di Perugia ma bensì vicino Monza, a ulteriore conferma dei possibili legami tra il Tribunale di Perugia e in particolare il magistrato Gemma Miliani con la massoneria calabrese e la ’Ndrangheta.
A questo punto riusciamo a sferrare un duro colpo al Gran Maestro Nicola Tucci che rimane visibilmente adirato dalla decisione a non procedere del Tribunale di Perugia e se ne va via su tutte le furie. Ma ovviamente non è la fine della mia avventura, visto che l’anno dopo il tutto si sposterà puntualmente al Tribunale di Monza. Perchè come dirà successivamente Nicola Tucci stesso all’avvocato Monticelli (fratello gemello del mio avvocato) durante una delle udienze tenute a Monza nei primi mesi dell’anno 2019: “noi controlliamo il sistema giudiziario italiano e Zagami non ha alcuna speranza di vincere contro di noi”. Aggiungendo in mia presenza mentre uscivamo al Tribunale di Monza: “Non perdere tempo con Zagami unisciti alla nostra loggia”.
Se non mi crede egregio Presidente può chiedere ai suoi operatori dell’AISI che ci stavano intercettando quel giorno e potranno confermarle le mie parole. Tra l’altro queste fatto gravissimo fu il motivo principale per cui ho lasciato l’Italia, un Paese dove non solo giornalisti e scrittori sono minacciati giornalmente dalle varie mafie (siete attualmente al numero 47 per la libertà di stampa), ma come prova il mio caso anche il sistema giudiziario lavora attivamente per conto della stessa ‘Ndrangheta per censurare la verità. Si perchè caro Presidente Mattarella nel frattempo nel 2016 il noto pentito Cosimo Virgilio, che sta svelando agli inquirenti le trame della massomafia contro la ‘Ndrangheta stragista, confermò il contenuto di quello che ho scritto, menzionando non solo il ruolo di primo piano di Nicola Tucci come Maestro Venerabile di una loggia coperta della mafia calabrese a Cosenza, ma anche quello della moglie Fatima Porchia, lei stessa Gran Maestra e Venerabile di una loggia di mogli degli ‘ndranghetisti presso il paesino di Spezzano Piccolo in provincia di Cosenza. Tale testimonianza viene in parte riportata dopo gli ormai famosi 334 arresti dell’inchiesta Gratteri da il Corriere della Calabria del 20 dicembre 2019:
A questo punto è chiaro che ci troviamo di fronte a uno Stato che non fa il suo lavoro e agisce per conto della ‘Ndrangheta perchè legato a quella “Cosa unica” definita dal Sole 24 Ore « una Commissione nazionale di strutture segrete e riservate in primis di Cosa nostra e ’ndrangheta che nel nome degli affari non solo aveva rapporti con la massoneria deviata e gli apparati infedeli dello Stato ma con essi si fondeva e influenzava politica ed economia».
Ho scritto per gli interessati due articoli che riguardano il mio caso pubblicati sul mio sito dopo aver lasciato l’Italia:
https://leozagami.com/2019/10/01/la-cosa-unica-che-governa-litalia/
E come noterà non ho paura della mafia ma neanche della sua persona egregio presidente, visto che sono cresciuto con l’esempio in casa di politici ben più onesti e seri di lei in Sicilia (mio nonno).
Chiedo quindi alla sua persona di indagare sul mio caso e di farmi avere al più presto l’annullamento della sentenza e le scuse ufficiali della sua Repubblica, prima che porti la questione al CIG Tribunale internazionale dell’Aia, e rovini per sempre la reputazione del “Bel Paese” sempre più in mano alla criminalità organizzata e a politici incompetenti.
Auguri di Buon Natale, signor Presidente.
Leo Zagami, Palm Springs, California
23 dicembre 2019
P.S: Conferma avvenuta ricezione dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
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